Ieri mattina sono tornata da Ibiza.
È una meta turistica che avevo fino ad ora scansato con una certa pervicacia, convinta che non avrei trovato nient’altro che locali posh e panfili tirati a lucido.
E invece:







L’esperienza mi ha fatto riflettere:
quante volte evitiamo qualcosa convintə che non ci piacerà, giudicando frettolosamente il libro dalla copertina?
Se non fosse stato per una coppia di amici che ci ha chiesto di andare a trovarli, probabilmente non ci avrei mai messo piede.
E sarebbe stato un peccato perché…
mi sarei persa un mare calmo e cristallino (e parlo da sarda eh), tramonti pazzeschi, bougainvillea su intonaci bianchi, notti con la copertina in pile sulle gambe e una serata nella discoteca più famosa di Spagna — assolutamente prescindibile ma piuttosto educativa (spiego più in basso).
Qui qualche tips nel caso decidessi di visitare l’isola (salta se non te ne frega niente o ci sei già statə):
passeggia per Eivissa e ammira il panorama dal suo Castello. Magari fermati per un caffettino in una terrazza. Se la giornata è ventilata sarà strepitoso.
Affitta una macchina. L’isola è piccola ma non abbastanza da poterla conoscere nella sua interezza senza un mezzo di trasporto autonomo. In tantə dicono che è meglio lo scooter, ma noi non so come avremmo fatto senza il navigatore (per il parcheggio non abbiamo avuto problemi, e parliamo di agosto. Ma dicono che quest’anno l’affluenza fosse inferiore rispetto al passato).
Detto da amici che ci vivono da anni: la spiaggia migliore è Cala de Sant Vicent (a circa 40 minuti dall’aereoporto. Se ci vai, pranza o prenditi un aperitivo al On the beach. È spaziale (costicchia, ma a Ibiza costicchia tutto).
Santa Eulalia è un bonbon. Negozietti, mercatini, bar carinissimi. Ah, e ho mangiato lì il miglior gelato degli ultimi tempi.
Se vuoi una serata danzerina ma non discotecara, vai al Cubanito il martedì o il venerdì (19-23:00). Tramonto stupendo, caipiroska alla fragola decenti, ambiente gradevole.
E adesso passiamo a una cosa che nella mia modestissima opinione non vale assolutamente la pena: il Pacha.
Storia di un centone bruciato
Per la vigilia del mio compleanno siamo stati alla flower power, serata del sabato sera della rinomata discoteca (vedrai le ciliegie - logo e simbolo del Pacha - OVUNQUE, anche nelle calamite) di cui evidentemente io non avevo mai sentito parlare perché i club di moda stanno ad Arianna come l’aceto balsamico Ponti alle patatine garlic e limone.
Ci avevano promesso Queen e Rolling Stones, ci siamo trovati in cassa una roba tunztunzparaparatunz che non saprei se includere nel gruppo dell’house, elettronica o della techno (non ho proprio gli strumenti per catalogarla), ma che sia a me che a marito non aggrada (salvo sotto l’effetto lenitivo di un paio di gin-tonic).
Y aquí bien: dopo aver pagato 30 euri a capoccia — mica spicci — di Entry Before (entri prima delle 00:00, ovvero quando in pista ci sei tu, una coppia over 50 in camicia hawaiana per lui e sandali alla schiava per lei, tre inglesi in calze a rete già sbronze dalle 17 — ragazze previdenti! — e due tipi con gli occhiali a visiera che agitano gli indici tesi a ritmo di luce stroboscopica), se volevi bere avevi solo un’opzione possibile: cedere un rene, un polmone o una fetta di fegato in cambio di un bicchiere di plastica colmo di ghiaccio con un dito di gin, un palmo di tonica e son 48 euro, gracias, quieres el recibo? (no zia, non lo voglio lo scontrino che a casa mia testimonia un furto aggravato che dovrebbe essere procedibile a querela e che invece a quanto pare è perfettamente normale, anzi, la gente si fa pure vari giri spendendo ventiquattro euro a botta, quindici per una birra. ROBA-DA-MATTI).
Quindi, per un totale di 108 euro, abbiamo:
speso 150 minuti a pascolare per le sale adornate di fiori e altre robe pseudo riconducibili alla moodboard di un hippie millenial.
bevuto il peggior drink degli ultimi dieci anni.
osservato la fauna oscillante e sudaticcia emozionarsi per un mocho vileda umano che si agitava sulle loro teste insieme a degli individui vestitə da gatto, cowboy o da sposa hipster.
scansato le ascelle deodorant free.
capito che in una discoteca così non ci dobbiamo più mettere piede (non senza assicurarci che chi ha accesso alla consolle non ci propini scricchiolii, crepitii e sciabordii di arnesi digitali che ti fanno venir voglia di far uscire il liquor che ti preme in tempia dal condotto lacrimale).
Morale della favola 1 — a costo di contraddirmi devo ammetterlo: a volte la copertina parla chiaro.
Morale della favola 2 — bisogna provare per sapere che quella cosa non vale la pena di ripeterla.
Ora, se stai leggendo queste righe, impara dai nostri errori e quel centone spenditelo in qualcosa di meglio.
[Se invece sei unə fan dell’elettronica, sorry, qui non troverai comprensione né ulteriore larghezza di vedute.
Sono pur sempre andata a ballare con indosso le ciabatte da francescano. Capisci a me.]
In spiaggia con D. Alderton
Un’altra nota positiva di questo viaggio — asserendo e rimarcando che l’aver imparato la lezione in alto è a tutti gli effetti algo bueno — è che ci sono andata con il libro giusto in mano: Tutto quello che so sull’amore, il manuale pink per millenial che sta facendo il botto in libreria.
Premessa 1) tendo a non comprare i best seller esteri, ho sempre paura di beccarmi chicklit da quattro soldi camuffata da libro rivelazione.
Premessa 2) io alla fiction preferirò sempre i memoir o le biografie, ho proprio un debole per il vero (o semi-vero).
Tutto quello che so sull’amore è entrambe le cose, mixate in un modo che mi è risultato piacevole.
Ho trovato la storia e la scrittura di Alderton divertente ma non superficiale, acuta ma non pretenziosa, e in diversi punti ho potuto empatizzare con più di un personaggio (finalmente persone, non prevedibili macchiette o peggio, esistenzialisti boriosi come i prota di S. Rooney).
Se vi piace il genere (e anche se non vi piace, ripeto, a me ha sorpreso) io gli darei una chance.
Ps: finalmente qualcuno che celebra anche l’amore non romantico!
Detto ciò, da Ibiza (e dalle mie ferie estive 2024) è tutto.
Son tornata nel mio forno andaluso, dove stanno fermentando diverse cosine che spero di poter condividere presto (se sopravvivo agli ultimi giorni di agosto, è chiaro).
Intanto ti auguro un buon proseguimento di sauna.
Be patient, and wait for fall.
A.
Che poi forse l’ho presa pure un po’ sul personale, già che ‘sta storia mi ricorda abbastanza il concetto de “la Sardegna non è solo mare”.
Comunque, vale la pena farci un salto ✨
Pure io la penso così su Sally Rooney ma non osavo dirlo per paura di essere fucilata! Sembra piaccia a tutti, mah... Per me i suoi sono personaggi eccessivamente contorti che esasperano invece di farti provare empatia. A Ibiza non ci sono mai stata sia perché costa tanto sia perché, come dici tu, giudicavo il libro dalla copertina e non ho più l'età per feste-alcool-alba sveglia-techno e compagnia (pure io sono team Queen e Rolling Stones!). Ibiza te la vendono così di solito, ma sicuramente c'è molto altro e grazie per averne parlato.