Quello che stai per leggere è un commento ricevuto in risposta alla scorsa newsletter che ho inviato (puoi recuperarla qui), nella quale raccontavo di come, dopo aver mollato il dottorato, “magicamente” siano comparse delle nuove opportunità molto più affini a me.
Leggendo le tue parole, mi sono un po' autocommiserata, perché a me non capitano mai tutte queste opportunità e la mia paura è proprio lasciare andare quel poco che ho (e che non mi piace né mi rende felice da almeno tre anni) e trovare intorno a me il vuoto, e poi pentirmi. Sarà vero che lasciando andare ciò che non assomiglia a te stessa (banalmente, il mio lavoro attuale), si aprono nuove opportunità lavorative? Ci provo da anni, parallelamente al lavoro, ci dedico tutto il mio tempo libero, ma non succede mai nulla, purtroppo. Probabilmente ho scelto un filone "sfigato", nella formazione e nell'Intelligenza Artificiale (ambiti di cui ti occupi tu, se ho capito bene), c'è molta più possibilità di cambiare. Ti chiedo, se puoi, un consiglio, perché mi sento tanto frustrata ogni singolo giorno della mia vita. Grazie!
Provando a rispondere direttamente tra i commenti mi sono resa conto ci fosse il rischio palpabile di risultare fuorviante.
Ho deciso dunque di prendermi lo spazio necessario: scomporrò il testo pezzo per pezzo, nella speranza di trarre in questo modo delle conclusioni utili a chiunque si sia rivista nel messaggio in alto.
“Non mi capita mai niente”
Leggendo le tue parole, mi sono un po' autocommiserata, perché a me non capitano mai tutte queste opportunità.
Ascoltare le storie altrui significa esporsi alla propria interpretazione soggettiva di fatti già di per sé filtrati dal mittente.
Quello che io ti sottopongo condividendo una parte della mia storia non è che un frame della stessa.
Oltre la cornice c’è tanto altro che inevitabilmente non vedi: momenti di frustrazione, mail rimaste senza risposta, crisi esistenziali, ripensamenti, etc.
Le opportunità che mi sono capitate di recente possono sembrare “improvvise” (io stessa a primo acchito le ho categorizzate come tali), tuttavia, procedendo con un’analisi meno emotiva e più razionale degli eventi, mi sono resa conto che non è proprio così.
Sebbene alcune cose non dipendessero da me, l’innesco di quanto accaduto di recente ha radici profonde.
Prendiamo la Camera di Commercio: è sbucata con una proposta decisamente figa (“fai un corso di IA applicata al business personale”) qualche settimana fa, ma prima di quello, andando in ordine inverso:
ho tenuto per loro un corso di vendita online due mesi fa (che gli alunni hanno valutato molto positivamente).
due anni fa ho impartito sempre per loro un corso di 120h di marketing digitale: anche in quel caso gli alunni hanno scritto delle ottime recensioni, facendo sì che la Camera decidesse di tenere il mio CV e di chiamarmi anche per il loro campus universitario e business school.
a quel corso ci sono arrivata inviando un regolarissimo CV, curriculum che la Camera non avrebbe mai tenuto in considerazione se non avessi avuto delle esperienze dimostrabili come libera professionista/imprenditrice (accumulate nei tre anni precedenti), fattore necessario per impartire quella formazione (e le successive).
In sintesi: la causa della mia cattedra come docente di IA per il business alla Camera di Commercio di Siviglia a Giugno 2024 poggia le sue mura su fondamenta che hanno origine nel 2020, quando senza sapere che si avvicinava una pandemia globale, ho mollato il mio lavoro per dedicarmi ai progetti che avevo iniziato a imbastire almeno dal 2018.
Ergo, non esattamente avantieri.
(Nota per me stessa: fa riflettere che, ripeto, io per prima abbia almeno in parte gridato alla congiunzione astrale/coincidenza mistica: tendo a dimenticarmi che, se mi succedono le cose, è perché ne ho fatte altre prima. Tante altre. Ma di oltre la metà mi scordo, e di almeno tre quarti non me ne do il merito).
La paura di lasciar andare
… la mia paura è proprio lasciare andare quel poco che ho (e che non mi piace né mi rende felice da almeno tre anni) e trovare intorno a me il vuoto, e poi pentirmi.
Questa paura ce l’ho avuta anch’io para para.
Sfatiamo un mito: chi fa le cose non ha meno paura degli altri, semplicemente decide di agire a prescindere.
Giusto per dire l’ultima: quello che ho raccontato nella scorsa newsletter circa il rinunciare a quel lavoro con gli studenti americani mi ha causato un paio di notti insonni, e fintanto che non sarà dicembre non so se riuscirò a fatturare più per conto mio che se avessi accettato l’incarico.
Secondo le previsioni è probabile, ma il rischio resta.
Il punto è che, dopo aver soppesato variabili e scenari, si sceglie di dare priorità ad altro.
(Non voglio ripetermi, ho già spiegato il processo decisionale nella lettera antecedente).
Aspettative illegittime
Sarà vero che lasciando andare ciò che non assomiglia a te stessa (banalmente, il mio lavoro attuale), si aprono nuove opportunità lavorative?
No, non è una conseguenza né immediata né ovvia.
Piuttosto credo che, facendo spazio, riesci ad investire le tue energie nell’immettere azioni che — in un futuro più o meno prossimo — ti daranno dei risultati.
A volte (ci tocca di nuovo scomodare gli astri? Non per forza) succede in concomitanza al rilascio della zavorra. Ma questo non significa che ci sia una correlazione scientificamente provata.
Se no mollerebbero tutti.
Quello in cui però credo è che, quando una cosa ti appassiona, ci credi, e hai coltivato delle abilità, dopo tutta una serie di sforzi e tentativi, di solito qualcosa succede.
Ah, piccola specifica sull’argomento magia/azione: penso che l’autosuggestione, l’individuazione di segnali, lo svolgimento di piccoli riti e altre cose meno pragmatiche (tarocchi e surrogati) possano aiutare alcune categorie di persone nel processo decisionale e nell’esplorazione delle proprie emozioni.
L’importante è non dimenticare che la magia la fa l’azione che ne consegue, non il rito/amuleto in sé.
“Nonostante gli sforzi…”
Ci provo da anni, parallelamente al lavoro, ci dedico tutto il mio tempo libero, ma non succede mai nulla, purtroppo.
Un quesito scomodo da considerare in alcuni casi è: magari non sto facendo le cose giuste?
In questo momento nella mia classe (e un profilo simile me lo ritrovo anche quando offro mentoring con
) ci sono 15 freelance che, dopo anni di attività, non sanno più che pesci prendere: l’attività non decolla “nonostante tutti gli sforzi”.Dopo due settimane di corso mi hanno detto a turno: “adesso ho capito perché non stavo vendendo. Non avevo idea di dover fare tutte queste cose”.
Alcune, se non sai che esistono, non le puoi implementare.
Altre, anche se le reiteri, non ti porteranno comunque da nessuna parte.
Come disse A. Einstein: “Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti”.
Se “non succede mai nulla”, evidentemente non è questione di persistenza: va cambiato il modus operandi.
L’erba del vicino
Probabilmente ho scelto un filone "sfigato", nella formazione e nell'Intelligenza Artificiale (ambiti di cui ti occupi tu, se ho capito bene), c'è molta più possibilità di cambiare.
Questa parte mi ha colpito molto perché, proprio un anno fa, quando attraversavo la crisi professionale più lunga e buia della mia vita, ricordo di aver pensato: “basta, faccio la fiorista. Tanto c’è già troppa gente che si occupa di marketing, il mio settore è bruciato”.
In passato, anche se non sono stata così drastica, non avevo un pensiero molto diverso: il business delle mie clienti mi sembrava sempre avere più potenziale del mio.
Questo pensiero ha fatto sì che alcune di loro, applicando con diligenza le mie strategie, siano riuscite a fatturare ben più di me (alcune MOLTO più di me).
Come è possibile?
Avevo questo convincimento di fondo: quello che io faccio non è davvero interessante/ originale.
Il suddetto pensiero — e la mia naturale tendenza a voler fare più cose alla volta — ha fatto sì che procedessi ad intermittenza, mentre le mie clienti sono andate avanti, ottenendo risultati sorprendenti.
Come dice il vecchio detto: l’erba del vicino…
(Poi ok, alcune cose sono più versatili e facilmente monetizzabili di altre, non ci piove: però queste cose bisogna pure andarsele a cercare. Io ad esempio non nasco né come formatrice, né tantomeno come esperta di IA. L’Ikigai non è uno strumento statico, così come non lo è il mondo del lavoro. Quello che serve al mercato cambia continuamente, e lì o ti adegui o non ce n’è.)
Due consigli in croce
Ti chiedo, se puoi, un consiglio, perché mi sento tanto frustrata ogni singolo giorno della mia vita.
Mi limiterò a suggerire due cose nelle quali credo molto:
non compararti mai con nessuno: non condividi con lui/lei gli antecedenti (nel bene e nel male) e farlo genera solo ulteriori crucci.
Piuttosto, prendi spunto, chiediti se c’è una scelta anche piccola che ha fatto la differenza per quella persona e prova ad implementarla anche tu.
Ricordando però che, anche se la persona in questione è sincera, quello digitale è pur sempre un palcoscenico, di cui appunto non conosci i dietro le quinte (e tu, comparandoti, stai realmente mettendo a confronto non backstage con backstage, ma il tuo backstage con il suo palcoscenico. Capisci che non ha senso?).
Spegni il pilota automatico e fatti un piano vita e uno d’azione (io nei percorsi propongo carpabussola, ma puoi fare qualcosa di simile anche progettando in autonomia).
Inizia stabilendo degli obiettivi: poi, anziché una lista di cose da fare, scrivi ogni giorno le cose che hai fatto e che potrebbero avvicinarti a ciò che vuoi raggiungere.
Così ti rendi conto se a) fai sempre le stesse cose e per questo non ottieni risultati diversi b) fai davvero qualcosa oppure a produrre è solo il tuo cervello (a volte ci sembra di aver fatto tanto, in verità ci siamo limitate a dipingere possibili esiti nella nostra mente; ci siamo disperate, ma non abbiamo prodotto, proprio perché troppo occupate a pensare di aver già fatto tante cose che non sono andate a buon fine).
Ps:
Con la frustrazione come continuo compagno di viaggio è difficile costruire.
Bisognerebbe partire da lì, dalle cause intrinseche di questo peso.
Prima di aggiungere, bisogna togliere.
Una volta che abbiamo bene in mente la direzione in cui vogliamo andare e avanziamo in quella direzione, le cose inevitabilmente accadono.
Il fatto è che le opportunità sono spesso nascoste da ostacoli o eventi che ci fanno paura. E come dici tu, in questi casi, la differenza la fa solo l’azione. Agire anche quando hai tutti i motivi razionali per non farlo. È importante seguire il flusso degli eventi e imparare a dire di sì più spesso, perché non puoi mai sapere come un’opportunità ti può portare ad un’altra opportunità e poi a un’altra ancora.
Avere fiducia nel proprio percorso è fondamentale, perché senza di essa, rischi di ancorarti ad una realtà che non ti piace solo perché la conosci già, e smetterti di avanzare. Aspetti che arrivi l’occasione bella impacchettata e pronta per svoltarti la vita, ma non funziona così. Devi andare avanti un passetto alla volta.
I grandi cambiamenti, come dici tu, arrivano all’improvviso. Ma perché quell’improvviso accada ci possono volere anni di azione costante. Sembra andare tutto lentamente e poi, di botto, come per “magia”, arriva tutto in un colpo. E la cosa buffa è che spesso succede proprio nel momento in cui “lasci andare”, quando ti distacchi dal risultato finale e riesci a trovare il piacere nel processo stesso.
La vita, ahimè, è un gran mistero. Ma osservata dalla giusta prospettiva, è bellissima :)
Grazie mille per esserti presa il tempo di rispondermi con un post intero addirittura! Lo apprezzo moltissimo. Ho cambiato modus operandi più volte nel corso degli anni, studiando il mercato e vedendo come potevo muovermi (il mio sogno è lavorare in editoria, uno dei settori più impenetrabili che ci siano, ahimè!). Qualcosa sembra essere cambiato negli ultimi 6 mesi, ma mooolto lentamente. Faccio una fatica immane, perché per 8 ore faccio il lavoro che mi permette di vivere, e la sera e nel weekend studio e porto avanti la newsletter e il blog. A volte sono così stanca che è davvero difficile andare avanti così, è almeno un anno che lo faccio e non ho un solo giorno libero per riposare. Da un anno, appunto, ho cambiato metodo: invece di fare mille corsi di formazione sperando di fare dei contatti che il più delle volte muoiono lì, mi sono esposta scrivendo io dei contenuti. Vediamo quanto reggo con questi ritmi. Terrò a mente i tuoi consigli, grazie!