Un sì che ci ha messo cinque anni
Storia di un autentico (e auspicato) punto di inflessione
Sono a Roma, seduta al tavolo da pranzo di mia zia.
Davanti a me due ceste, una per Lycia l'altra per Isotta, e una finestra che si affaccia su un panorama di provincia: cavi elettrici, piante, un cielo terso, il rumore del treno in sottofondo.
Sapevo che sarebbe successo qui, non c'era nessun altro posto dove quello che ti sto per raccontare poteva diventare ufficiale.
Ma partiamo dal principio.
Gli esordi
Come sai se mi segui dagli inizi, a marzo di cinque anni fa ho concluso il mio primo romanzo, e nel successivo mese e mezzo ho portato a termine la stesura del secondo.
Da quel momento in poi ho iniziato a domandarmi come potevo arrivare ai lettori, gli stessi che i mercoledì leggevano i miei miniracconti sulle stories di Instagram.
Era diventata un'ossessione: fruivo quotidianamente dei contenuti di Chiara Beretta Mazzotta (utilissimi se vuoi capire come funziona la filiera editoriale), contattavo professionisti del settore, leggevo ogni forum sull'argomento in profondità, spulciandone i commenti, soppesandone le risposte.
Le mattine mi svegliavo puntualmente con il cuore in gola.
Come prima cosa controllavo la casella mail, nella vana speranza che almeno uno tra gli editori che avevo ritenuto compatibili avesse risposto al mio invio.
Nada.
Non riesco a pensare a niente di più esasperante del silenzio.
Per una persona come me, abituata all'azione e ai risultati concreti, quella cortina di non-rifiuto-né-conferma si convertì in un incubo.
E nel frattempo… come mi posiziono?
Nello stesso periodo iniziai ad esplorare il concetto di marca personale, e per un po' mi convinsi che forse l'ideale sarebbe stato costruirmene una da scrittrice.
Tuttavia c'erano due ma:
Non volevo che ad attirare le case editrici potessero essere i miei followers (volevo essere scelta in qualità di penna promettente, non di content creator con una fan base monetizzabile)
Senza la validazione di qualcuno della filiera, non riuscivo a dire a voce alta neppure di esserlo, una scrittrice.
Questo mi portò, almeno per un periodo, a concentrarmi maggiormente sul mio profilo da marketer, e nel frattempo a condividere il mio secondo manoscritto sulla prima piattaforma che reputai adeguata alla missione principale: avere dei lettori.
Tra Wattpad e crowdfunding
Più di trecento persone lessero il romanzo a capitoli (ne pubblicavo due a settimana), e molte di loro mi chiesero quando sarebbe uscito di carta, richiesta che mi gratificava e deprimeva allo stesso tempo, giacché non ero in grado di offrire loro una risposta.
Fù lì che subentrò il crowdfunding, e che quelle pagine (dopo una correzione di bozze abbastanza approssimativa) arrivarono nelle case di chi aveva il desiderio di leggermi e supportarmi in questo percorso.
Tuttavia, nonostante i commenti entusiasti delle mie lettrici, quella non era editoria tradizionale, né potevo dire di aver a tutti gli effetti iniziato una carriera da scrittrice.
Il requisito fondamentale
Dopo tutta una serie di dissertazioni, mi dissi che una scrittrice è una che scrive, a prescindere dagli eventi.
Tirai fuori altre due opere, una che decisi di autopubblicare su Amazon associandola ad un progetto sulla salute mentale che coinvolgeva il mio ora caro amico Luca Proietti (psichiatra e psicoterapeuta super competente), e l'altro che trasformai in un audiolibro.
Ogni volta che però concludevo un manoscritto e scrivevo la parola fine, i miei demoni tornavano a bussare alla porta.
E quindi? Che si fa?
Il primo segnale
Lì in mezzo accadde anche un'altra cosa, ovvero che una delle mie prime clienti, editor freelance di professione, aveva iniziato a lavorare per una grossa casa editrice romana.
Si ricordò di me, e mi chiese in un DM su Instagram se potevo inviarle tutto quello che avevo scritto fino a quel momento.
Il suo messaggio fu un fulmine a ciel sereno, il possibile inizio di un qualcosa che tuttavia (non chiedermi il perché) sentivo che non sarebbe andato in porto.
Così fu: il mio romanzo di punta (quello del crowdfunding) dopo circa due mesi di attesa, venne reputato valido dalla editor senior, ma troppo letterario per i suoi standard, e per questo (con grande cordoglio mio e di
) scartato.Punto e accapo
Passa il tempo, parcheggio la scrittura (mantengo solo questa newsletter), mi sposo, vado in Giappone.
È durante la luna di miele che scatta la fase mistica della faccenda.
Nel Tōdai-ji, il tempio di Nara, a cospetto della mastodontica statua di Bishamonten, il guardiano dei guerrieri, sento una guida spiegare la sua figura ad un gruppo di spagnoli:
"Lui è una delle sette divinità della fortuna: se avete delle richieste da fare che abbiano a che vedere con il successo o con la buona sorte, dovete chiedere a lui."
“Marito, PASSAMI UNO YEN.”
Ho proferito tra me e me l’orazione e formulato la mia promessa al dio, a cui è seguito l’inchino di rito con le mani giunte portate alla fronte.
Dal treno di ritorno per Tokyo ho scritto a Valentina, che non sentivo da quel fatidico NO.
Non ricordo se le abbia fatto presenti le ragioni new age per cui la stavo contattando, fatto sta che le dissi di voler rimettere mano al romanzo, lo stesso che lei aveva già letto e proposto alla sua ex responsabile.
Qualche mese più tardi l'ho rivista a Roma, ed è in quella sede che lei mi ha detto:
"Senti, ho iniziato a collaborare come scout per un'agenzia letteraria molto forte, con il tuo permesso mi piacerebbe proporre il romanzo e vedere se sono interessati a rappresentarti".
Ovviamente, penso sia superfluo specificarlo, le ho detto di INOLTRARE TUTTO L’INOLTRABILE a chiunque ritenesse opportuno.
Da lì abbiamo lavorato insieme ai primi capitoli del romanzo, che poi Valentina ha inoltrato all'agente con cui era in contatto.
“Vorrei leggere il testo completo”
All'agente le prime pagine piacquero.
Richiese subito il resto del testo, pur essendo informata del fatto che fossi intenzionata ad apportare delle modifiche (l'avevo pur sempre scritto diversi anni prima, la mia voce dal 2019 era "cresciuta").
A lettura conclusa confermò il suo interesse, suggerendo a sua volta qualche aggiunta.
Dopo quattro mesi di lavoro, ideazione e stesura di scene inedite, rivisitazione dei personaggi e un nuovo finale, il romanzo era pronto.
Valentina invia la versione definitiva, e dopo non ricordo quanto tempo l'agente si fa viva e chiede il mio contatto.
La chiamata
Ci sentiamo per telefono lo scorso mercoledì pomeriggio.
Ho le cuffie alle orecchie, sono nel mio studio a gambe incrociate, chiedo a mia nonna Giovanna (musa ispiratrice che mi manca come l’aria) di restare con me.
L’agente si presenta, si congratula, e mi commenta le difficoltà che potremmo riscontrare trattandosi di una storia che - anche se in altre vesti - è già stata pubblicata.
Tra le mani un appunto evidenziato in fuxia, che recita qualcosa come "da far notare che tu non hai scritto questa storia en passant, tu vuoi fare la scrittrice".
Le ho risposto: "Non ti preoccupare, ne ho altri nel cassetto. E se serve inizio stasera stesso a scriverne un altro ancora".
"Bene, dopo Pasqua ti contatterà il mio collega per il contratto di rappresentanza."
Cosa significa avere un agente letterario
Non so molto bene come trasmetterti l'euforia, la gioia, l'assoluto tripudio che ha significato questo contratto per me.
E forse nemmeno riesci a spiegartelo il perché di tanto entusiasmo, ragion per cui sarò più esplicita.
Avere un agente letterario serio (e PNLA è tra le migliori agenzie in Italia) implica che:
Quello che hai scritto raggiunge le scrivanie delle più rinomate case editrici.
Ti puoi dedicare solo alla scrittura, perché hai qualcuno che si preoccupa di piazzare il libro per te e alle migliori condizioni.
Puoi sul serio iniziare a fare la scrittrice di professione.
E adesso?
La me del passato starebbe già pensando al futuro, a chi opzionerà il manoscritto, a come andrà, se troverà casa, se dovrò puntare su un'altra storia, se, se, se.
Le me di quest’istante invece, quella che ieri ha ricevuto e firmato l’accordo ufficiale e che ancora fa fatica a credere sia tutto vero, beh, lei si gode il momento presente, e soprattutto si prende un attimo per dirti GRAZIE.
Perché è grazie a te che mi leggi se ho insistito, se per anni mi sono sbattuta cercando un modo di arrivare alla tua libreria, e non solo una volta, ma mi auguro, da ora in poi, con una certa periodicità.
Per concludere, o per cominciare
Oggi mi sento di dirti che vale la pena crederci.
E che, anche se a volte servono cinque anni per avere l'occasione, il momento in cui ricevi il sì ripaga ogni notte insonne, crisi isterica, mal di schiena, pancia gonfia, ricapitolazioni e ansie accessorie.
Se hai un sogno, e il privilegio di poterlo perseguire, vai avanti.
Prima o poi, pare proprio che in alcuni casi gli assi si allineino.
E mentre succede, ti starai comunque dedicando a ciò che più ami fare al mondo (che forse, alla fine della fiera, è proprio quello che conta).
Ps: ogni good vibes è benvenuta ❤️
Intanto, cheers. ✨
Mi sono emozionata come se fossi un’amica stretta, ma sono solo una tua lettrice (newsletter e romanzi). E quindi sono comunque contenta perché spero di poter leggere ancora cose tue. Daje tutta!!
Non ti conosco, sono incappato per caso in un tuo post su Threads che mi ha condotto fin qui. Ma il racconto del tuo percorso mi ha emozionato, visto che anche io aspiro a essere rappresentato da un agente. Insomma, mi hai dato un po' di speranza. Congratulazioni per questo primo traguardo! 🙂